Una nuova mission

 

Geotech srl, considerando strategico per il futuro l’investimento nel settore delle fonti di energie alternative, in sintonia con i principi della Convenzione di Kyoto, ha preso in esame i seguenti tipi di produzione energetica: eolica, solare e idroelettrica. Nell’anno 2002 Geotech srl valuta i primi progetti di impianto in tali settori. Nel 2003 si identificano le ubicazioni possibili per due nuovi impianti idroelettrici di cui viene eseguito il progetto, e si inoltra la richiesta della concessione per la derivazione dell’acqua ad uso idroelettrico. Attualmente tali domande sono ancora in fase di verica da parte degli Enti preposti.
Considerate le lunghe e incerte tempistiche per la programmazione di un investimento aziendale, Geotech si attiva nella ricerca di vecchi impianti idroelettrici (già esistenti e provvisti delle relative concessioni) in Italia e all’estero; dopo l’acquisto procede al loro totale rinnovamento tecnologico (revamping), ottenendo così un più efficace sfruttamento dell’acqua.

Nel settembre 2005 Geotech srl apre le trattative per l’acquisto di quattro centrali idroelettriche poste in vendita da una cartiera del Comune di Arsiero (nel vicentino) con concessione di derivare dal torrente Posina. Nel marzo 2006 viene perfezionata la transazione tramite la società GEO srl, i cui soci trasformano in GEO ENERGY srl.

L'idea

La società da questo momento diviene operativa sul piano dell’approvvigionamento, produzione e distribuzione di energia, amplia la propria mission aziendale con l’offerta di servizi integrati per la realizzazione ed eventualmente la successiva gestione di interventi di risparmio energetico.

Ciò che anima la Geo Energy è infatti l’infaticabile ricerca di metodi, sempre più avanzati, per assicurare la sostenibilità dell’attuale benessere. In quest’ottica si recuperano antiche eccellenze, che, profondamente rinnovate dai nuovi strumenti tecnologici, divengono nuovamente vitali e ricche di prospettive. Mestieri e produzioni del passato non sono più visti quindi semplicemente come reperti, ultime tracce di un mondo povero, fatto di lavoro, di sacrificio e di fatica, ma, recuperati e rinnovati, sono in grado di rispondere alle nuove esigenze economico-ambientali. Questa è la sfida cha ha voluto intraprendere Geo Energy srl, sfida che le ha permesso di affermarsi nel settore e di ottenere un trend in continua crescita.

Le centrali di Arsiero: Pria, Salto 37, Barco

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Le centrali di Arsiero costituiscono la prima acquisizione della Geo Energy srl. Nel 2006 infatti Geo Energy acquistò le derivazioni delle quattro centrali denominate Barco, Pria, A. Rossi, 33 Po da un’azienda milanese, Tecnim srl, a sua volta acquirente dalla Cartarossi S.p.a. delle quali era in origine proprietaria la Cartiera Rossi S.p.A.

Si tratta dei rami in cui l’antico opificio è stata diviso, dopo che i Rossi, famiglia fondatrice, nel 2001 ne avevano ceduto la proprietà ad un industriale del luogo. La Cartiera Rossi, per la sua storia ormai ultra centenaria e l’impronta indelebile lasciata nel tessuto sociale, urbanistico e territoriale di Arsiero e delle vallate circostanti, rappresenta una realtà che è patrimonio indissolubile della memoria storica del nostro paese. La storia della cartiera si intreccia con quella della famiglia Rossi, originaria di Schio, storico centro produttivo dell’alto vicentino. Fu il senatore Alessandro, proprietario di Lanerossi, a costituire con una cordata vicentina, nel 1873, la prima società «Cartiera d’Arsiero», finalizzata a realizzare uno stabilimento per la produzione industriale di carta. Il progetto venne ripreso nel 1878 dal conte Girolamo, ritenuto il vero fondatore della «Cartiera Rossi», posta con alcuni laboratori nell’area del torrente Posina: la forza motrice dell’acqua era necessaria infatti per la produzione della carta. Il primo motore dell'industrializzazione alto vicentina fu del resto l’acqua, una risorsa direttamente connessa alla particolare intensità di piogge e nevicate che contraddistingue l'intero complesso delle Piccole Dolomiti. In questa regione, infatti, le valli hanno un andamento trasversale rispetto all'asse della catena alpina e si dispongono longitudinalmente da sud a nord, mentre superano i duemila metri i rilievi che le delimitano alla testata. Esse, inoltre, si allargano allo sbocco in pianura, mentre si approfondiscono e si restringono nelle sezioni superiori. La presenza degli alti rilievi nella direzione di movimento delle masse d'aria provenienti da sud provoca precipitazioni sempre più abbondanti a mano a mano che l'aria, condensando l'umidità, s'inoltra e s'eleva verso le medie e alte valli. La diversità di situazioni nelle diverse fasce e zone geografiche e le mutevoli condizioni del substrato geologico determinano tanto la varietà di forme e la particolare distribuzione della vegetazione spontanea, quanto le modalità di utilizzazione del suolo, la tipologia delle attività produttive e la localizzazione degli insediamenti. L'acqua consentì lo sviluppo dei lanifici e delle altre industrie che ne necessitavano per i processi di lavorazione e per ricavarne energia motrice. Torrenti, salti, rogge e canali fecero localizzare nella fascia pedemontana e dell'alta pianura la quasi totalità degli impianti per le lavorazioni secondarie esistenti nel Vicentino. Già dal XIII secolo sulle sponde dell'Astico, lungo i torrenti e le rogge di Schio, Thiene e Valdagno, si concentrarono mulini da grano, magli da ferro o da rame, edifici per il lavaggio di lane e panni, folli e tintorie, segherie, cartiere, concerie. Le rogge accompagnarono fin dalle origini la vita economica dei centri maggiori e dei borghi rurali condizionando anche l'evoluzione della loro struttura urbana.

Gli interessi legati alle acque erano molteplici e crebbero d'importanza col progresso delle tecniche produttive, a partire dall'attività molitoria. La necessità di contenere i costi spinse al miglior uso dell'acqua disponibile e al suo sistematico impiego su scala industriale in combinazione col vapore. Lo stesso bisogno di forza motrice indusse al decentramento delle fabbriche da Schio a Pieve e Torrebelvicino, da Piovene ad Arsiero, da Thiene a Sarcedo a Lugo Vicentino. Come attestano i toponimi, gli assi portanti della prima età industriale vennero a coincidere con le linee della rete idraulica preesistente.

 

Sulla stessa trama si appoggia la produzione di energia elettrica. A fine '800, la cartiera Rossi di Arsiero acquistò preesistenti cartiere e fece costruire il canale industriale e la centrale idroelettrica. Gaetano Rossi rilevò gli edifici dei molini, i forni per fondere il ferro, i magli, tutti gli stabili e i diritti d'acqua della Rozzola a Chiuppano; installò poi al posto delle ruote le prime due turbine per l'azionamento delle macchine del soprastante cotonificio. Nei siti in cui l'industriale subentrava all'artigiano, le medesime acque mossero pale di legno e turbine. La prima centrale idroelettrica, fatta costruire da Rossi per la produzione di forza motrice è del 1887 e dello stesso anno è il primo esperimento di illuminazione pubblica del quartiere nuovo di Schio. Emerge chiaramente da queste premesse quanto l’iniziativa del Rossi abbia inciso sul territorio delle valli Leogra e Astico, luoghi adattissimi agli impianti della cosiddetta prima rivoluzione industriale legata all’utilizzo dei corsi d’acqua per la produzione della forza motrice mediante turbine e l’impiego nei vari processi produttivi. La famiglia Rossi rimane proprietaria della cartiera fino al 2001, anno in cui viene venduta alla Tecnim srl con l’annessione alla Cartiera del Maglio di Pontecchio Marconi (Bo). Da allora, però, ebbe inizio il suo smembramento attraverso la vendita all’Avs e alla Geo Energy delle sue centrali idroelettriche e la fondazione della Cartotecnica Rossi per carta crespa e colorata, mentre il reparto produzione di carta-stampa perforata rimane alla Cartiera del Maglio. Infine, l’ultima, più importante novità: nasce la “Cartiera Val Posina” per la produzione della carta alimentare.

Geo Energy nel 2006 decise di acquisire le centrali idroelettriche di Arsiero con l’intento di innovare e investire per la produzione di energia elettrica, senza però dimenticare l’ importanza storica e sociale di queste centrali per il territorio. Dal 2006 le centrali idroelettriche spinte dalle acque del torrente Posina, producono energia elettrica grazie ad un’opera di ristrutturazione “revamping” completa. Delle vecchie centrali idroelettriche è rimasto poco più che il nome, visto che le turbine, i generatori e la maggior parte delle strutture idrauliche, segnate irreparabilmente dal trascorrere dei decenni, sono stati rimossi e rimpiazzati con nuove macchine più performanti e dai rendimenti decisamente superiori. E questo è soltanto uno dei molti progetti volti a creare risparmio energetico tramite un corretto e rispettoso sfruttamento dell’energia idroelettrica. L’evoluzione dell’ azienda dagli inizi del 2009 assume un indirizzo spiccatamente rivolto alle nuove opportunità offerte dalle energie rinnovabili. Con un costante impegno nel settore delle energie alternative, prende così corpo un considerevole sviluppo industriale che si traduce nell’acquisizione di altre centrali idroelettriche. Geo Energy è convinta infatti che per ampliare la produzione sia necessario investire nelle centrali di ridotte dimensioni (in modo da sfruttare i piccoli salti e gli acquedotti) e ripotenziare le centrali esistenti che in larga parte risalgono alla prima metà del secolo scorso. Del resto, alcuni impianti tuttora produttivi in Italia sono obsoleti.

Ferriera del Bonano

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La prospettiva più valida è quindi, senza dubbio, quella di migliorare e potenziare centrali esistenti per ricavare più energia. E’ questa la scelta che ha permesso a Geo Energy srl di coniugare il proprio sviluppo alla qualità ambientale. Geo Energy srl ha acquistato nel 2009 la ferriera del Bonano e la relativa concessione di sfruttamento dell’acqua per procedere alla costruzione della centrale idroelettrica e adibire l’immobile esistente a “casa vacanze” che considerata la bellezza del paesaggio in cui è inserita si presenta come una suggestiva meta per turisti desiderosi di calma e tranquillità. Con l'inizio della costruzione della piccola centrale idroelettrica vicino al torrente dove attingeva l'acqua l'antico fabbro, sono anche iniziati i lavori di ristrutturazione di quella che sin dal 1680 era la bottega del ferro per le valli intorno al Bonano.



Cenni storici

Inserito nell'ambito del sistema manifatturiero del Casentino, conserva tuttora i macchinari e la sistemazione idraulica necessaria alla produzione di energia motrice.

La ferriera nasce in un’area ad antica vocazione siderurgica che, nel corso dei secoli, ha favorito la comparsa e il rapido moltiplicarsi di impianti produttivi che facevano uso di un nuovo tipo di tecnologia, basato sullo sfruttamento intensivo dell’energia idraulica. Non si può comprendere appieno l’importanza della Ferriera senza considerare il contesto sociale ed economico in cui è nata e si è sviluppata. L’utilizzazione del ferro è documentata già in epoca preistorica, la sua lavorazione è sempre stata però più complessa di quella di altri metalli, ad esempio il bronzo: in Italia sono gli Etruschi i primi maestri nella lavorazione del ferro, di cui erano ricche le miniere dell’isola d’Elba. Questa raffinata civiltà utilizzò il ferro in gran parte per scopi di guerra, ma arrivò anche a produrre arnesi per lavorare la terra, la pietra, il legno e a creare magnifici gioielli con tecniche di lavorazione ereditate successivamente dai Romani. Solo a cavallo tra il XIII e il XIV sec. iniziò però ad essere impiegata l'energia idraulica nel processo produttivo del ferro. Emerge così una novità nel panorama economico della regione: la sempre maggiore importanza della siderurgia, che, prima poco presente, comincia a diventare una voce di rilievo; la comparsa delle prime ferriere idrauliche in quest'area dovette rappresentare quindi uno stacco tecnologico eproduttivo, determinando la creazione di centri metallurgici specializzati con attività qualitativamente e quantitativamente elevata. Fino a pochi decenni fa era attiva in località Bonano, tra Talla e Salutio, una ferriera di origine cinquecentesca (nella foto sotto) i cui enormi magli (una sorta di enormi martelli con testa di 180 chilogrammi e manico di tre metri) erano azionati ad acqua. Qui si producevano in prevalenza attrezzi per il lavoro agricolo. Sulla riva del torrente Bonano sorge la Ferriera, un antico edificio, che ospita delle antiche macchine in legno e ferro; queste, mosse dall'energia assicurata dalle acque del torrente,“battevano” con degli enormi martelloni delle barre di ferro incandescente e aiutavano i fabbri di un tempo nella difficile lavorazione del ferro “battuto”. Nell’antica Ferriera del Bonano, l’unica ancora conservata del Casentino, la costruzione è distribuita su due piani. A quello superiore prendevano posto gli ambienti adibiti ad abitazione mentre, a quello inferiore, in un ampio spazio, sono tuttora conservati strumenti e macchinari.

L’opificio, nonostante non sia più attivo, costituisce l’unico esempio di ferriera con magli idraulici della valle, venendo a rappresentare così, grazie al suo buono stato di conservazione, un vero e proprio “museo di se stesso”. Esternamente, sul retro, sono presenti tre ruote idrauliche di diverse dimensioni, con i rispettivi condotti di alimentazione collegati con la vasca di carico dalla quale, per motivi di conservazione, è stato deviato il flusso dell’acqua del berignolo.

 

Una lunga colonna in metallo, detta macchina del vento, nella quale veniva convogliata l’acqua, consentiva, attraverso un ingegnoso meccanismo idro-eolico, di alimentare direttamente la fiamma delle forge. Sul fronte principale sono collocate alcune mole e seghe per metallo alimentate con trasmissioni a cinghia. Internamente sono presenti tre magli con i rispettivi componenti, tre fuochi per il riscaldamentodei ferri ed il corredo completo di incudini, pinze, torni e presse. La ferriera, documentata dal XVI secolo, era caratterizzata, nei tempi più antichi, da un ciclo lavorativo completo che prevedeva l’estrazione del materiale ferroso ricavato dalla frantumazione di pietre tramite i magli idraulici, la fusione a crogiolo e la confezione di utensili vari, operazione, quest’ultima, che continuò fino alla fine del XIX secolo. Questo antico edificio era dunque una vera “fabbrica del ferro”.


Perché sorgeva in un luogo così isolato?

Innanzitutto perché il Bonano è un torrente sempre ricco di acqua: questa veniva incanalata in un capiente serbatoio a monte della fabbrica e, quando le macchine dovevano lavorare, veniva fatta scorrere su una grande ruota a pale, la quale girando muoveva gli ingranaggi che davano forza ai martelloni (detti “magli”), come si vede nell'immagine sottostante.

Un canale a monte dell'opificio mediante una diga instabile in pietrame e fascine (in modo che non opponesse resistenza all'impeto della corrente nei periodi di piena) inviava l'acqua sulle ruote inferro che muovevano i magli e su due trombe idrauliche in legno per la ventilazione delle forge. Le trombe idrauliche erano un dispositivo semplice ma ingegnoso, basato sullo stesso principio applicato oggi per generare il vuoto mediante iniettori: erano costituite da uno o più tronchi in legno cavi disposti verticalmente in cui veniva fatta precipitare da un canale l'acqua che, nella caduta, inglobava aria. Acqua e aria confluivano in una botola interrata, generalmente in legno, e, mentre l'acqua fuoriusciva per perdita sotterranea, l'aria era sospinta nella fucina attraverso una rete di condotti che giungevano alle forge, ventilandole costantemente. Alla fine degli anni ’90 un imprenditore veneto trapiantato nel casentino, Roberto Fregnan, si spinge ad investire nel recupero della Ferriera del Bonano ormai in disuso, quale simbolo di una impresa legata alla lavorazione "ecologica" del metallo da metà dell'Ottocento, della quale ritiene non si dovesse perdere assolutamente memoria. Egli vede la vecchia ferriera come il simbolo di una impresa legata alla lavorazione "ecologica" del metallo: le forge e i macchinari che venivano utilizzati per la lavorazione erano infatti interamente mossi dall’acqua del torrente. Oltre al recupero della ferriera, Fregnan crea un piccolo museo del ferro battuto recuperando ed esponendo i macchinari antichi: con esso egli desidera far conoscere ai giovani di oggi, forse poco inclini alla fatica, i mezzi a disposizione nel passato per la produzione di manufatti metallici di base.

 

Nei piani superiori allestisce inoltre sia una piccola attività ricettiva, anch'essa ideata per finanziare il recupero ed il mantenimento della struttura, sia un piccolo Museo di Arte Moderna. Oltre a ciò era stato previsto lo sfruttamento del torrente Bonano che affianca l'antica ferriera per la generazione di energia elettrica. Geo Energy acquista nel 2010 la Ferriera con l’intento di perseguire l’ opera iniziata progettando e costruendo nuove centrali idroelettriche. Il nostro progetto parte proprio da questo presupposto: preservare il delicato equilibrio tra le bellezze naturali e l’ opera dell’ uomo mediante un programma di integrazione realizzata attraverso archittettura, materiali e tecnologie contemporanee. Conservare e soprattutto valorizzare tutto ciò che testimonia il passato è importante, è un segnale forte di di conoscenza, di sensibilità e di rispetto delle proprie radici.

Perale 18

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In un'ottica di sfruttamento massimo della potenzialità produttiva di uno stesso quantitativo d'acqua, la centrale Perale 18 nasce a monte della già costruita centrale Barco
e a valle di altre due centrali di altra proprietà ubicate all'interno della storica Cartiera Rossi.

Tutte e quattro le centrali sfruttano lo stesso quantitativo d'acqua utilizzando un unico canale di prelievo e restituzione riducendo al minimo opere idrauliche e civili.

L'edificio di centrale è coerentemente inserito nel paesaggio montano utilizzando tecniche costruttive autoctone, non inficiando così minimamente la bellezza del luogo. 

Tutti i progetti di Geo Energy s.r.l. hanno come scopo primario, non solo l'utilizzo dell'acqua come massima energia pulita esistente, ma anche l'inserimento degli impianti
di produzione con un design mirato al luogo di costruzione, tale compito è affidato a tecnici paesaggisti di pluriennale esperienza.